Autori: Domenico Tolomeo, Roberta Corsi, Florindo Carniato

La complessità è argomento sicuramente connesso all’attuale momento socio-economico.

L’inquadramento del tema “complessità” in ambito impresa comporta, in particolare, l’identificazione di varie declinazioni del concetto.

In sintesi, il tema è inquadrabile come:

  • complessità del contesto, ambiente, mercato
  • complessità del prodotto/servizio
  • complessità delle interazioni che l’azienda gestisce (o subisce)
  • complessità del reticolo gestionale interno, non sempre “qualità” dello stesso

Cerchiamo un punto di partenza.

Nelle Imprese così come in natura la crescita comporta inevitabilmente una maggiore complessità quale indice positivo di evoluzione, che richiede tuttavia una attenta pianificazione strategica per essere gestita e non creare più danni che benefici.

La Formula imprenditoriale, intesa come modello strategico, porta alla definizione in azienda:

  • del sistema di prodotto/servizio inteso nel contesto di mercato
  • della struttura organizzativa
  • dell’assetto delle risorse tecniche, tecnologiche, commerciali, direzionali e quant’altro
  • della gestione economico-finanziaria

Da questo assetto primario, si può tentare una declinazione del tema “complessità”.

Le imprese operano in un sistema economico che, per sua natura, è aperto, competitivo e dinamico. Fenomeni di natura globalizzante rendono sempre meno prevedibile l’andamento del sistema stesso. Tale assetto genera incertezza, quindi rischio. Per questo, gestire la complessità con un approccio analitico è essenzialmente “strategia”.

 

L’inquadramento parte, appunto, dall’individuazione ed analisi delle variabili e delle loro aggregazioni, in particolare, sono le specifiche di prodotto/servizio che danno la prima quantificazione generale della complessità aziendale in quanto ad esse ed alle interazioni che generano, si deve conformare il sistema impresa. L’Imprenditore deve progettare il proprio prodotto/servizio tenendo conto delle necessarie caratteristiche oggettive che lo rendano funzionale al suo scopo ma considerando anche le aspettative degli utilizzatori finali. Se questi sono al di fuori della sua cultura, un ulteriore fattore di complessità “negativa” nasce dalla capacità dell’organizzazione di comprendere esattamente tali aspettative.

La soluzione e la efficace gradazione gestionale di tali “specifiche” danno un punto di partenza sul tema.

Tutte le strutture e sovra-strutture aziendali genericamente intese devono, infatti, riferirsi e tararsi su “l’ora lavorativa” efficientemente produttiva di valore sistematico, più agevole determinare l’efficienza produttiva di ora-macchina e ora-mano d’opera, decisamente più complesso per gli aspetti gestionali e documentali che pure devono accompagnare le attività produttive. Altrimenti, senza tale taratura, la complessità negativa prende il sopravvento.

In sostanza, la linearità gestionale intesa come corretta sequenza non sovraccaricata da ripetizioni, sovrastrutture e lungaggini burocratiche, consente di gestire una complessità di contesto che è in realtà il campo da gioco della competitività.