Secondo recenti statistiche un’impresa su due per crescere e rimanere competitiva dovrebbe aumentare il suo organico nel 2024, ma 8 organizzazioni su 10 non riescono ad assumere.

I talenti non si trovano, ma le difficoltà ci sono, anche quando invece, si trovano.

In particolare ci sono due fenomeni che preoccupano la Direzione HR: da una parte i rifiuti delle offerte di lavoro, dall’altra l’abbandono dell’azienda pochi mesi dopo l’assunzione

Cosa sta succedendo? Perché tanta instabilità?

Uno degli elementi che ha contribuito a questa nuova tendenza è una nuova sensibilità e consapevolezza da parte dei lavoratori sull’importanza del proprio benessere. Le persone, complice anche il forzato smart working da Covid del 2020 che ha fatto scoprire nuove modalità di lavoro mai provate prima da tanti lavoratori vogliono dare maggiore spazio alla propria vita privata. Non a caso, secondo il 7° Rapporto Censis-Eudaimon del 2024, l’87% degli occupati, sostiene che fare del lavoro il centro della propria vita sia un errore.

Anche per questo i candidati in cerca di un nuovo impiego a cui non vengono proposti benefit e condizioni di lavoro che permettano loro di ottenere un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, potrebbero decidere di non candidarsi. Quando invece nuovi assunti lasciano l’azienda dopo pochi mesi, potrebbe significare che c’è stata una discrepanza tra le promesse fatte e le reali condizioni di lavoro.

In conclusione ciò che manca in tutti questi casi è la felicità: i dipendenti pare siano infelici al lavoro, l’infelicità porta a insoddisfazione e la mancanza di motivazione abbatte la produttività e porta a dimissioni estemporanee.

Come posso fare quindi le aziende per investire in un piano di fidelizzazione efficace e trattenere i talenti?

Ma soprattutto chi può farlo?

La funzione HR e una buona strategia possono rispondere a queste domande.

VI SONO LEGAMI TRA FELICITA’ E PERFORMANCE?

Numerosi studi evidenziano lo stretto legame tra la motivazione e l’engagement dei dipendenti la loro felicità è la stabilità del business. E’ampliamente documentato infatti che esiste una correlazione positiva tra il benessere soggettivo dei lavoratori e la loro produttività. Quando gli individui sono felici nel loro ambiente lavorativo l’approccio alle attività quotidiane migliora notevolmente, risultando di una maggiore produttività. Questo legame tra felicità e performance non è frutto di ipotesi ma si fonda su evidenze scientifiche dimostrate. Un esempio rilevante è la ricerca svolta dalla Said Business School dell’Università di Oxford in collaborazione con la multinazionale britannica delle telecomunicazioni BT, che ha rivelato come dipendenti felici possano aumentare la produttività.

I meccanismi alla base di questi legami sono diversi, La felicità riduce il tempo a preoccuparsi degli aspetti negativi nella vita delle persone e quindi aumenta la produttività. Un ulteriore elemento che potenzia il legame fra felicità e prestazioni è che i lavoratori più felici potrebbero essere più motivati.

Già nel 1995 si discuteva del fatto che le persone in uno stato d’animo positivo possono avere aspettative più elevate sul proprio lavoro. Coloro che provano emozioni positive sono più inclini ad iniziare un compito e impegnarsi per completarlo. Le persone felici potrebbero inoltre attribuire il loro buon umore alle attività lavorative, aumentando così la voglia di portarle a termine.

MA COSA RENDE LE PERSONE CONTENTE SUL LAVORO?

Non è una domanda semplice e non ci sono risposte univoche, però anche in questo caso gli studi ci possano aiutare a trovarne di valide.

Uno studio effettuato in Messico nel 2019 ha evidenziato un aspetto interessante che sostiene che sentirsi apprezzati dai colleghi e godere delle attività quotidiane aumenta la felicità sul posto di lavoro e riduce le intenzioni di lasciarlo. Sostanzialmente avere in azienda qualcuno che si interessi a te ed apprezzi il tuo operato (ancora meglio se fatto da un superiore) aumenta il benessere emotivo, infatti il significato che i lavoratori attribuiscono al proprio lavoro ha effetto sui risultati organizzativi e sulla produttività, inclusi gli indicatori del ritorno sull’investimento (ROI)

Se pensiamo che oggi solo una piccola percentuale degli occupati è felice di ciò che fa possiamo immaginare quante opportunità di business le aziende stiano perdendo. le persone felici non rappresentano solo un’immagine positiva per l’azienda, ma sono cruciali per mantenere elevata la produttività. sentirsi apprezzati e motivati è fondamentale affinché chi lavora in azienda non desideri lavorare altrove ma contribuisca con entusiasmo al successo comune.

COME RENDERE I DIPENDENTI PIU’ CONTENTI E PIU’ FEDELI

Alcuni datori di lavoro credono che un aumento salariale sia sufficiente a rendere felici i propri dipendenti tuttavia la felicità al lavoro è una questione complessa che trascende il semplice incremento di stipendio. Infatti il desiderio di lasciare un’azienda può essere influenzato da molteplici fattori oltre alla retribuzione. Certo, quello della retribuzione è un argomento importante ma il legame tra il netto mensile di un dipendente e la sua fedeltà all’azienda è molto labile. Il motivo è dato dal fatto che qualunque azienda può fare un’offerta economica superiore a quella di partenza ma il clima, il contesto il modo di vivere un’azienda sono difficili da replicare e da battere se sono positivi.

Il legame tra il compenso e soddisfazione sul lavoro, quindi motivazione e produttività è stato oggetto di studio da molto tempo recentemente però è emerso un dettaglio importante che pone un freno alla convinzione che basti aumentare lo stipendio in busta paga per considerare soddisfatte le risorse umane. Questa considerazione ha confermato un impatto positivo dello stipendio sulla felicità ma anche individuato un limite. Nello specifico gli studiosi hanno scoperto che i lavoratori con un reddito fino a euro 75 000 all’anno sono più felici rispetto a coloro che guadagnano meno, ma oltre tale cifra non aumenta di pari passo la felicità. In pratica al di là di questa soglia il livello di felicità non aumenta in modo proporzionale rispetto allo stipendio. Alias: chi guadagna di più non è più felice di chi guadagna di meno.

Di conseguenza possiamo affermare che la soddisfazione sul lavoro non è determinata dalla quantità di denaro che si riesce a guadagnare ma anche dalla qualità del guadagno economico.

In sintesi guadagnare 100 K l’anno non serve per dirsi felici se il dipendente trascura tutto il resto ovvero il tempo per se stesso e gli altri, da trascorrere con la propria famiglia ed i suoi amici o in esperienze che lo rendono felice oppure poter coltivare le sue passioni.

Quindi come rendere i dipendenti più felici e fedeli? Investendo su tre elementi chiave: work Life balance, motivazione e benessere mentale.

MIGLIORARE L’EQUILIBRIO TRA VITA E LAVORO

Secondo una ricerca Index del 2024 l’Italia si trova tra gli ultimi posti nella classifica dei paesi europei per l’equilibrio vita – lavoro un risultato pessimo ma inevitabile dato che è stato dimostrato che una delle principali fonti di malessere dei lavoratori è l’incapacità di gestire vita lavorativa e vita privata solo nel 2024 sono raddoppiati i cosiddetti Job Creeper ovvero coloro che non riescono a smettere di lavorare e lo fanno in momenti che dovrebbero dedicare alla propria vita privata.

Quello del work life balance è un tema molto sentito negli ultimi anni e che è esploso appena dopo la pandemia del 2020. I lavoratori con tutte le difficoltà del periodo, si sono accorti di cosa voglia dire lavorare da casa, autogestirsi, rimanere tra le mura domestiche evitare code in tangenziali, ritardi in stazioni e lunghi tragitti pendolari.

E’come se le persone avessero riscoperto Il proprio tempo, hanno visto che oltre al lavoro c’è altro e non sono più disposto a sacrificare il proprio benessere per un lavoro che non metta questo equilibrio vita personale – lavoro in primo piano.

Stupirà sapere che per il 62 7 % degli italiani il lavoro non rappresenta la preoccupazione principale nella vita. Non solo: da una rilevazione Censis per l’80% dei lavoratori non vale nemmeno la pena il sacrificio degli interessi personali che lavora comportato in passato a discapito del proprio benessere.

Quindi individuando modalità di lavoro congeniali per equilibrare tempo professionale e tempo privato, le aziende possono offrire ai propri dipendenti un benefit che oggi non ha pari. Questo non significa per forza trasformare un lavoro da ufficio in full remote, ma considerare le modalità di lavoro che rispecchiano maggiormente le esigenze dei lavoratori, comprese quelle ibride.

Infatti come per lo stipendio non è detto che una modalità di lavoro fuori dall’ufficio sia sempre la soluzione. Il punto è che bisogna adottare un mindset che sposta il focus del lavoro dalla presenza fisica al raggiungimento degli obiettivi.

E’anacronistico pensare che le persone, per dirsi vere lavoratrici, debbono per forza lavorare 8 ore al giorno almeno 5 giorni su 7. Dovrebbe essere più importante la sostanza della forma, i risultati rispetto al timbro del badge.

Nel mondo si stanno svolgendo ricerche e test che stanno rivelando risultati positivi per coloro che scelgono un metodo di lavoro diverso rispetto a quello tradizionale. Ad esempio in Europa quasi tutti stanno adottando la settimana corta di 4 giorni lavorativi, dalla sperimentazione del Regno Unito che ha coinvolto 61 aziende e circa 3mila dipendenti in Islanda, Portogallo, Spagna, Belgio e da inizio 2024 anche Germania.

I benefici della settimana corta, solo per citare una delle nuove modalità di lavoro, sono stati evidenziati dagli esperimenti sul campo. L’organizzazione non profit 4 Day Week Global e il centro studi britannico Autonomy ad esempio, hanno coordinato uno studio che ha coinvolto 2900 dipendenti che hanno potuto sperimentare la settimana corta di 4 giorni per sei mesi tra Giugno e Dicembre 2022. Delle 61 aziende coinvolte il 92 % ha detto di voler mantenere la settimana lavorativa di quattro giorni senza tornare a quella di 5 di queste 18 hanno descritto il cambiamento come definitivo.

Il motivo? confrontando il fatturato dei sei mesi di progetto con quello di un equivalente periodo di tempo in cui la settimana lavorativa era di 5 giorni, il fatturato è aumentato del 35 %. Questo è accaduto perché il 39 % dei dipendenti che hanno potuto sperimentare la settimana corta era meno stressato e il 71 % aveva ridotto il proprio livello di burnout.

Sono diminuiti anche ansia, stanchezza e problemi di sonno, mentre sono generalmente migliorate le condizioni di salute sia psichica che fisica dei dipendenti. Sono diminuite del 65 % persino le richieste di permessi.

Quanti benefici si possono ottenere se si mettono al centro delle proprie strategie di gestione delle risorse umane………le risorse umane!

AUMENTARE LA MOTIVAZIONE

La motivazione dei dipendenti è uno degli eventi chiave per garantire la produttività l’innovazione e la competitività di un’azienda eppure molto spesso si trovano ancora in molti lavoratori attivamente disimpegnati-cioè che si oppongono attivamente agli obiettivi del proprio datore di lavoro. Non solo, rimane alto anche il numero di lavoratori che fanno il minimo indispensabile senza essere coinvolti emotivamente nelle attività che svolgono.

L’ufficio di risorse umane dovrebbe monitorare costantemente il livello di motivazione dei propri dipendenti perché se non sono motivati non producono al massimo del loro potenziale.

Occorre quindi trovare una strategia per il team risorse umane che funzioni per migliorare la motivazione della soddisfazione dei propri dipendenti.

Tra le più valide per migliorare la motivazione e la soddisfazione dei propri dipendenti il job crafting si distingue per la sua efficacia e innovatività. Il job crafting è un approccio che permette ai dipendenti di modificare attivamente gli aspetti del proprio lavoro per renderlo più allineato con le proprie competenze, interessi e valori. Questo processo di personalizzazione può riguardare tre principali dimensioni:

1 Mansioni, i dipendenti possono cambiare l’ambito o la natura della loro attività lavorative focalizzandosi su quelle che trovano più stimolanti e gratificanti

2 Relazioni, i dipendenti possono ridefinire le loro interazioni sociali sul lavoro scegliendo di collaborare più strettamente con colleghi con cui si trovano bene o cercando feedback da parte di persone che rispettano

3 Percezione del lavoro i dipendenti possono cambiare il modo in cui percepiscono il loro ruolo e il significato del loro lavoro enfatizzando gli aspetti che trovano più significativi.

Le tecniche di job crafting rendono i dipendenti più indipendenti e responsabili delle proprie scelte sul lavoro

GARANTIRE IL BENESSERE MENTALE

Molti dipendenti riferiscono dei livelli di stress elevatissimi in effetti se si va ad analizzare un lavoratore su tre si è assentato almeno una volta dal lavoro nell’ultimo anno per motivi di stress o ansia ma poche sono le aziende che offrono servizi di supporto.

Il benessere mentale non dovrebbe mai essere messo in secondo piano perché ha ripercussioni tangibili e drammatiche sulla persona e sull’intera azienda, parliamo di frustrazione stanchezza stress fino al burnout di cui sono a rischio tantissimi lavoratori.

Gli uffici delle risorse umane possono aiutare i dipendenti a raggiungere un livello di benessere mentale che li faccia stare meglio (quindi lavorare al meglio).

Grazie a seri programmi di coaching e supporto psicologico per i propri dipendenti, il loro benessere mentale migliora determinando un impatto diretto sulla produttività.

I lavoratori che si sentono mentalmente bene infatti sono più concentrati energici e capaci di gestire le proprie attività quotidiane con efficienza. Al contrario, lo stress e l’ansia possono ridurre drasticamente la capacità di concentrazione e la produttività complessiva. Inoltre quando i dipendenti si sentono supportati e rispettati dal punto di vista mentale, sono meno inclini a cercare altre opportunità di lavoro.

Questo riduce il turnover ed i costi associati al reclutamento o alla formazione di nuovi dipendenti

inoltre:

I dipendenti vanno più d’accordo tra loro perché migliora il clima aziendale

Si registrano meno assenze per malattia

Migliora la reputazione aziendale

Per ottenere questi benefici è utile inserire in azienda un servizio di supporto psicologico che aiuti i dipendenti a superare le difficoltà ma anche il team HR può supportare i dipendenti con controlli periodici per valutare il livello del loro benessere.

Dato il legame scientificamente dimostrato tra felicità delle risorse umane e benessere aziendale è naturale giungere alla conclusione che la felicità deve essere inserita come un asset fondamentale del business.

Occorre una strategia chiara per evitare di prendere decisioni sbagliate e bisogna entrare nella consapevolezza dell’importanza del benessere dei propri dipendenti , cercare strumenti che possano realmente promuovere la felicità e la salute mentale sul posto di lavoro avvalersi di responsabili delle risorse umane che abbiano influenza sul benessere delle performance e del morale e dei dipendenti  che diventa fondamentale.

Autore: Mario Corsini, Coordinatore Team HR