Il tema del cambio generazionale all’interno delle organizzazioni, dell’integrazione dei nuovi assunti con quelli che da qualche anno si trovano in azienda, è una delle problematiche principali nella gestione delle Risorse Umane.
Fino all’ultimo decennio del secolo scorso, quando la velocità di cambiamento del mondo era “normale”, la distanza culturale tra le generazioni si riassorbiva velocemente, le grandi esperienze sociali vissute collettivamente erano lo sparti acqua tra una generazione e un’altra.
La grande depressione del ‘29 per la Greatest Generation (1901-1927). La Seconda Guerra Mondiale per la Generazione silenziosa (1928-1945) e quella dei Baby boomer (1946-1964) nati dopo. La rivoluzione socio-culturale del ‘68 per la Generazione X (1965-1979) che non aveva partecipato a questo importante evento planetario.
Dalla prima metà degli anni novanta l’accelerazione del cambiamento è diventata esponenziale e la nuova Generazione Y o dei Millennial (1980-1995) ha incontrato le prime grosse difficoltà di integrazione.
Questo fatto è imputabile ad alcune importanti invenzioni che hanno spostato l’attenzione delle persone, dai grandi temi sociali, ad una visione del mondo e della società sempre più intimista e autoreferenziale.
Le innovazioni che hanno cambiato il mondo ed il modo in cui le persone vivono, comunicano e si relazionano tra di loro, sono 4 invenzioni rivoluzionarie:
- il Personal Computer, la Hewlett Packard costruisce nel 1973 il primo PC, nel 1975 la IBM produce il suo modello, nel decennio tra il 1980 e il 1990 si ha la sua diffusione di massa.
- Internet, teorizzata nel 1962, iniziata nel 1969, partita effettivamente nel 1991, resa pubblica nel 1993, fino ad esplodere nel 1998 con centinaia di milioni di PC collegati.
- Il Telefono cellulare, inventato in Russia nel 1957, trasformato da Motorola in analogico nel 1973, poi la tecnologia digitale nel 1990, e la tecnologia 4G diventa operativa nel 2010.
- Lo Smartphone, l’idea risale al 1973, i primi modelli nel 1993, ma la grande rivoluzione la fa Apple con il suo IPhone nel 2007.
I ragazzi della Generazione Z o dei Post-Millennial (1996-2009), quelli che sono entrati nell’ultimo decennio all’interno del mondo del lavoro e che ci entreranno nei prossimi anni, hanno subito un processo di socializzazione nuovo, ancora poco conosciuto dalle persone appartenenti alle generazioni precedenti.
Questi ragazzi sono anche definiti Nativi Digitali, perché nati quando Internet era già perfettamente efficiente ed i social media sono stati un momento fondante della loro socializzazione.
Sono una generazione nata e cresciuta in un periodo di recessione economica, hanno visto i loro genitori ed i loro fratelli maggiori dover lottare per riuscire ad affermarsi all’interno del mondo del lavoro. Hanno vissuto in prima persona la paura e lo scoraggiamento che comporta la perdita del posto di lavoro. Questa condizione ha fatto crescere in loro un distacco per le soddisfazioni tipiche legate al mondo del lavoro, come la carriera o lo stipendio. I bisogni che vogliono soddisfare sono altri, cercano la realizzazione dei loro interessi e delle loro passioni personali. Cercano un lavoro che rispecchi la loro identità.
Questa cesura netta tra le visioni del mondo delle generazioni precedenti e quella della nuova generazione, associata alla velocità di cambiamento crescente che la società sta subendo, sono le fonti principali delle problematiche che il mondo del lavoro deve gestire quotidianamente.
Bisogni, aspirazioni, leve motivazionali, oggi sono differenti per ogni persona. Questa nuova generazione è molto frammentata, quindi per costruire un dialogo con i nativi digitali serve molto impegno e la loro disponibilità.
Questo è il contesto all’interno del quale ci stiamo muovendo da oltre un decennio, e, se a questa grande complessità aggiungiamo le tipiche difficoltà del dialogo famigliare tra genitori e figli, tra nonni e nipoti, possiamo capire per quale ragione il cambio generazionale alla guida di un’azienda, sia molto difficile ed abbia probabilità di successo molto basse. Le statistiche italiane dicono che c’è una mortalità di imprese di circa il 70 % tra la prima e la seconda generazione.
Cosa fare dunque? Che strumenti utilizzare? Come approcciarsi a questa inevitabile attività?
Un mio cliente, che sto seguendo da quasi tre anni nel percorso di Passaggio Generazionale, mi ha detto lo scorso anno: “Ma per quale ragione dobbiamo parlare di Passaggio Generazionale quando invece dovremmo parlare di Integrazione Generazionale?”, interessante riflessione questa, che individua uno dei principali temi che dobbiamo affrontare quando il vertice aziendale deve essere sostituito. La vecchia generazione al comando deve iniziare per gradi a delegare alla nuova generazione parti sempre più importanti della gestione aziendale.
Per ottenere che il cambio generazionale avvenga con successo occorre agire, sia sulla parte strutturale dell’azienda, sia sulla parte comunicativo-relazionale. Inoltre bisogna considerare che, per effettuare il cambio del vertice serve tempo, ma soprattutto serve un cambio culturale dell’imprenditore e di tutta l’azienda.
Sul versante strutturale serve:
- un’organizzazione aziendale efficiente, dove sia chiaro cosa deve essere fatto;
- una gestione manageriale di tutte le attività dell’azienda;
- un processo di delega chiaro e consolidato, diffuso su tutti i livelli organizzativi;
- una rete vendite efficiente, con una buona conoscenza del proprio mercato di riferimento, supportata da attività di marketing puntuali e incisive;
- attività di budgeting e di controllo di gestione per tutte le aree dell’azienda;
- una gestione finanziaria evoluta che sappia lavorare anche con altri soggetti oltre le banche;
- un buon livello di digitalizzazione e gestione dei processi aziendali.
Sul versante comunicativo-relazionale serve:
- una gestione evoluta delle Risorse Umane, che sappia motivare e coinvolgere tutti i collaboratori;
- una comunicazione efficace tra le persone e tra i vari reparti;
- una costante attenzione al clima aziendale, alla soddisfazione delle persone ed allo sviluppo delle soft skills;
- una chiara identificazione dell’obiettivo aziendale, che deve essere comunicato e che tutti devono perseguire;
- l’individuazione di Mission, Vision e Valori aziendali, ed il loro utilizzo per motivare e coinvolgere tutti i collaboratori dell’azienda;
- avere un organigramma che descriva correttamente le linee gerarchiche e di comunicazione;
- avere un’organizzazione abituata a lavorare in team, capace di sviluppare la collaborazione reciproca tra le persone.
Questi sono i punti principali di cui tener conto, ma la cosa più importante è la volontà di cambiamento che l’imprenditore deve maturare. Il cambio generazionale è un percorso che necessita di una forte volontà di delega che l’imprenditore deve acquisire, senza questa voglia di cambiare il percorso è destinato a finire con un insuccesso.
Per concludere, il Passaggio Generazionale è un’attività complessa che va ad incidere, sia su aspetti hard dell’azienda, sia su aspetti soft. Deve partire da una forte volontà di cambiamento dell’imprenditore, sia quando il cambio è necessario tra i suoi collaboratori all’interno dell’azienda, sia quando riguarda la direzione aziendale.
- Svolgere questa attività in autonomia è difficile, avere il coraggio di chiedere un aiuto è il primo passo per ottenere un successo.
- Farsi affiancare da un bravo professionista, che abbia l’umiltà e le competenze necessarie è fortemente consigliato.
- Partire con una solida diagnosi organizzativa di base, dalla quale emergano punti di forza e punti di debolezza, aiuta a capire in quale parte del percorso ci si trova.
- Definire in modo chiaro l’obiettivo che si desidera raggiugere e di conseguenza il tempo, l’impegno e lo sforzo necessario che l’azienda e le persone coinvolte, devono mettere in conto è indispensabile.
Il Passaggio Generazionale è un percorso che va compiuto con consapevolezza e molto impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti. Se si desidera ottenere questo risultato il traguardo si raggiunge facilmente, diversamente il rischio di conseguire un fallimento è molto alto.
La voglia di cambiare e di migliorare, sono il segreto per ottenere un successo.
A cura del Team HR
Contributo tecnico: Gianluca Sardelli.