Come partecipare ai Bandi: aspetti legali ed amministrativi per le PMI
A cura di Stefano Casoni e Michele Sgarbossa
La possibilità per le PMI di cogliere l’occasione di business creata dal PNRR, che avendo tempi certi e finanziamenti UE finalizzati, necessita di soggetti “pronti” ed in grado di soddisfare velocemente gli impegni assunti, non è sicuramente semplice.
I bandi fino ad ora predisposti sono spesso rivolti alle grandi imprese, spesso già coinvolte in progetti con la Pubblica Amministrazione e quindi anche strutturate ed abituate ad avere a che fare con procedure anche non semplici o immediate.
Però la Pubblica Amministrazione ha previsto anche, per i soggetti di più ridotte dimensioni, possibilità di partecipazione ai bandi, spesso consentendo semplificazioni in tema di accreditamento preventivo e in termini di accesso.
Dal punto di vista operativo il primo passaggio è riuscire ad “intercettare” le opportunità che si stanno già sviluppando e che spesso non vengono colte. Per far questo alcuni operatori hanno previsto portali appositi dove, mediante iscrizione, si accede ad aree di specifico interesse dove vengono elencati tutti i bandi di interesse settoriale. Vi sono anche operatori che offrono un servizio dedicato a sottoporre solo le opportunità in linea con le caratteristiche e l’offerta dell’impresa committente, mentre anche alcuni istituti di credito hanno istituito un servizio di assistenza per i clienti che desiderino approfittare di tali opportunità, sostenendoli anche sul piano finanziario. Per chi è più strutturato in tal senso è anche possibile iscriversi a portali predisposti dalla Pubblica Amministrazione che provvedono ad avvisare gli utenti registrati della pubblicazione dei singoli bandi: ad esempio www.padigitale2026.gov.it per quanto riguarda il settore digitale e tutti i bandi per la digitalizzazione della PA.
Avendo in ogni caso a che fare con la Pubblica Amministrazione, che attraverso i bandi utilizza i fondi messi a disposizione dal PNRR per conseguire le Componenti previste dalle Missioni, è altresì necessario che la PMI sia iscritta come fornitore al Consip per esser qualificato come soggetto in grado di erogare servizi alla Pubblica Amministrazione.
Per chi non lo fosse già il passaggio non è banale ma sono previste semplificazioni e superamento delle soglie minime che normalmente inibiscono l’accesso alle PMI proprio per facilitare gli operatori ed allargare la platea dei soggetti che possono fornire beni e servizi utili al conseguimento delle Missioni entro il 2026.
I passaggi fondamentali per diventare fornitori della Pubblica Amministrazione, iscrivendosi al MEPA, sono due: bisogna prima effettuare una registrazione base sul portale Acquistinretepa.it e poi un’abilitazione che consente di definire la propria attività sul mercato elettronico. La registrazione base prevede, con pochi passaggi, l’inserimento dei propri dati, ma va necessariamente completata con la successiva fase di abilitazione (che invece è più complessa e necessita di firma digitale, PEC e software di conversione dei file nel formato pdf/A).
In sede di registrazione si potrà specificare anche se la registrazione è finalizzata alla cessione di beni e servizi alla PA attraverso un proprio catalogo o alla partecipazione ai bandi o entrambi.
La partecipazione passa attraverso una previa registrazione nel portale delle pubbliche amministrazioni (IPA) mediante SPID o CIE, la scelta dell’amministrazione di interesse a cui presentare il progetto, la successiva registrazione sulla piattaforma CIPESS (Dipartimento per la programmazione ed il coordinamento della politica economica), che rilascerà il codice unico di progetto (CUP), che identifica il progetto per il quale viene richiesto il finanziamento.
Già solo quanto detto fino ad ora può spiegare come mai, anche da quanto risulta da una recente indagine di Unioncamere su dati dell’Istituto Tagliacarne, le PMI fino ad ora abbiano trovato molti ostacoli o non siano state coinvolte nello sviluppo attuativo del PNRR. Infatti l’indagine rimarca come 71 aziende su 100 non si siano attivate e su come si possano coinvolgere d’ora in poi.
Ad oggi risulta “che l’80% delle imprese di minori dimensioni non ha nemmeno in programma di avvalersi di queste risorse, contro il 50% delle aziende medio grandi”, rinunciando a priori ad opportunità storiche come quelle previste dal PNRR.
Come rimarcato anche dal Presidente Unioncamere, “spesso la proprietà o il titolare delle PMI sono troppo impegnati a gestire il quotidiano e l’attività di tutti i giorni per preoccuparsi dei contesti e degli scenari. In moltissimi (non tutti per fortuna) fanno e non gestiscono e, quindi, non riescono ad utilizzare il tempo per analizzare le opportunità complesse o articolate come quelle del PNRR”.
Su come ovviare a queste problematiche note a tutti può aiutarci quanto riportato nel 2° Rapporto dell’Osservatorio 4.Manager che ha cercato di individuare come evolvono le figure di imprenditori e manager. Nel rapporto si dice: “Oggi però avvertono (gli imprenditori italiani n.d.r.) chiaramente che ciò non è più sufficiente e affermano due esigenze destinate a modificare sostanzialmente la struttura delle PMI italiane:
– introdurre nelle loro aziende figure manageriali – in particolare per esigenze di internazionalizzazione, export e digitalizzazione – e con caratteristiche nuove che faticano a trovare sul mercato;
– diventare loro stessi più manager, in un processo di “ibridazione” che unisca alla tradizionale cultura del fare, una nuova cultura del gestire.”
Dunque, il mondo delle PMI (ovviamente non tutto, perché anche in questo caso vale la regola dell’80/20) sente il bisogno di avere strumenti (e persone) manageriali. Perché allora non si cercano sul mercato altre figure manageriali con specifiche competenze? Perché spesso costano troppo e la consulenza non è utile alla vita “primaria” dell’azienda in maniera soddisfacente.
In effetti è vero: il costo di un manager che entra in azienda come dirigente è un costo molto importante, soprattutto in relazione a fatturati non altissimi, e la consulenza che resta esterna al vissuto e alla vita aziendale non è sufficiente.
Una valida soluzione da valutare e che si sta sviluppando sempre più è quindi quella del Temporary e del Fractional Manager, soluzioni che in altre realtà economiche non italiane sono ampiamente utilizzate.
Si tratta di figure di lavoratori autonomi o “societari” che offrono il loro supporto per un periodo definito (es. un anno) o per un periodo limitato durante il mese o la settimana (es. 6 giorni al mese o tutti i lunedì come presenza in azienda). Entrambe le figure lavorano per obiettivi da raggiungersi in un tempo definito. La caratteristica di queste figure è quella di avere una esperienza significativa in contesti strutturati e una formazione on the job (basata sull’esperienza lavorativa) di molti anni (tra i 10 ed i 15). A questo deve aggiungersi una serie di skill specifiche, come una fluidità di pensiero e una leadership basata sulla consapevolezza delle competenze acquisite tale da generare sicurezza.
Possono pertanto essere la soluzione per le PMI, anche se il loro utilizzo prescinde dalla dimensione numerica e di fatturato dell’azienda, in rapporto al PNRR. Possono essere importanti perché apportano competenze specifiche, specializzate e gestionali, soprattutto di alta qualità ad un costo contenuto. Competenze che sono centrali all’interno delle missioni del PNRR.
Difatti, è il format mentale, la cultura e le competenze ad essere il “quid pluris” nella gestione che aiuteranno (attraverso queste figure) a comprendere e valorizzare le risorse PNRR e che, al contempo, potranno dare quell’impulso a scorgere nel PNRR una opportunità.
E’ assolutamente necessario che le PMI possano entrare al più presto in dinamiche e processi che permettano loro di valorizzare il contesto nel quale il PNRR è inserito, con impatti positivi su risorse umane, logistica e finanza. Tre tra i maggiori settori coinvolti nel PNRR.
Un ruolo centrale in questo processo lo potrebbe (dovrebbe) avere il Governo. Si potrebbe utilizzare una parte (piccolissima) delle risorse del PNRR per favorire l’immissione di competenze nelle PMI attraverso agevolazioni di tipo economico, come è già avvenuto con i Temporary Export Manager (TEM), rientranti nell’ambito delle agevolazioni previste dai vari bando SACE-SIMEST per l’internazionalizzazione.L’investimento in risorse umane (rectius, capitale umano) di alto livello e di comprovata esperienza potrebbe generare un credito d’imposta o un raddoppio nei valori della deducibilità dei compensi del Temporary o del Fractional Manager che aiuterebbero l’accesso a tali strumenti anche da parte degli imprenditori più restii.
Ma potrebbe essere l’occasione per dedicare una parte delle risorse anche alla formazione di tali figure, creando nuove opportunità di lavoro autonomo accanto ai numerosi imprenditori digitali, la cui crescita ha avuto un booster importante con l’avvento della pandemia.
A cura del Team Finanza e Controllo
Coordinatore del Team: Andrea Spensieri
Vice-Coordinatori: Alessandro Pistagnesi, Stefano Casoni